Comparando 80 differenti studi accademici dedicati al tema degli EV, lo studio fa emergere la divergenza dei risultati di queste ricerche realizzate su dati differenti come il tipo e il costo di produzione dell’elettricità e il valore in chilometri del ciclo di vita considerato (tra 150 e 200mila chilometri). Viene evidenziato, ad esempio, che se un’auto elettrica di tipo compatto viene alimentata con energia prodotta con l’eolico (che produce 11 g di CO2 ogni kWh) la sua circolazione su strada ha un impatto praticamente pari a zero (tra 1 e 2 g/km) ma, se solo si passa all’output di una centrale a metano che si posiziona a 642 g/kWh, l’emissione effettiva dell’auto elettrica sale a 83 e 104 g/km. La situazione peggiora sensibilmente se la fonte energetica si basa sul petrolio (885 g/kWh che fanno salire a 114-143 g/km le emissioni su strada) e sul carbone. In questo caso la centrale emette 1080 g/kWh e il funzionamento dell’auto elettrica impatta sull’ambiente per un valore compreso tra 139 e 175 g/km. T&E fa anche notare che questi valori possono essere fortemente influenzati anche dal momento in cui l’auto elettrica viene collegata per la ricarica, in quanto ad un forte “peso” delle utenze sulla rete corrisponde un peggioramento dell’impatto ambientale delle centrali. Lo studio ha poi valutato le emissioni legate alla produzione del veicoli elettrici, che vanno rapportate alla durata del ciclo di vita. Tuttavia, conclude il rapporto di T&E, i veicoli elettrici compatti hanno una grande potenzialità nella prospettiva di abbassare l’impatto della mobilità individuale sull’ambiente. È però fondamentale che venga abbassata la richiesta di potenza elettrica e quindi che si realizzino auto ancora più leggere sostituendo l’acciaio con i compositi in carbonio, per ridurre peso e densità delle batterie.
