Il grafene grazie alla sua proprietà di resistenza che lo rendono particolarmente versatile e applicabile in ogni campo e utilizzo, tanto che in team di ricercatori della Brown University hanno pensato di unirlo alle alghe marine. Il risultato è stato più soddisfacente di quanto previsto, ma come sono arrivati fino a questo punto?
Nei campi della biomedicina, viene utilizzato spesso un composto, un idrogel per essere precisi, prodotto da un materiale che si trova in grandi quantità nelle alghe marine, ovvero l’alginato. L’effettiva utilità di questo materiale scende a zero per un problema di resistenza del materiale stesso; nella forma attuale risulta essere molto fragile e gli usi a lungo termine ipottizabili. Alla Brown University hanno unito l’alginato e l’ossido di grafene usando la tecnologia di stampa 3D.
Il nuovo materiale composito realizzato, formato dai nanomateriali (l’ossido di grafene), è in grado di modificare la propria consistenza in base a determinati stimoli e queste modifiche possono anche avvenire in tempo reale attraverso degli stimoli indotti. L’utilizzo del grafene con il composto prodotto dalle alghe marine ha trasmesso al nuovo materiale compositi parte delle sue proprietà, non solo la resistenza, ma anche quella di essere repellente agli oli.
I legami ionici presenti all’interno del composito finale risultano essere abbastanza resistenti da contenere il prodotto, ma anche cambiare forma o consistenza nel momento del bisogno. Il nuovo materiale è ancora in fase sperimentale, ma i primi utilizzi potrebbero risultare molti lontani dal campo biomedico. Si parla già di un particolare strato che potrebbe rivestire gli scafi delle navi così da renderle oleorepellenti.
